Una stampa che non discrimina per costruire un mondo migliore.
I progressi verso la parità di genere nei media si sono fermati. l dati del Global media monitoring project mostrano che solo il 26% delle persone di cui si parla nelle notizie sono donne e che negli ultimi quindici anni i livelli di rappresentanza femminile nei media sono rimasti invariati. Non solo, se in Italia si guarda ai ruoli gerarchici più elevati, le donne praticamente scompaiono, mentre nelle redazioni la diversità, non solo di genere, è pressoché inesistente.
Non sorprende perciò che diverse ricerche mostrino come i media contribuiscano a rinforzare gli stereotipi di genere, razziali, abilisti etc. I pregiudizi alimentano la violenza, i movimenti identitari e i populismi, dividono la società e le famiglie, rendono infelici e più poveri, anche economicamente: secondo l’Ocse, il Pil europeo salirebbe del 12% solo chiudendo il gender gap nella partecipazione lavorativa. Come possiamo trasformare i media da un mezzo che perpetua la discriminazione in uno strumento di costruzione di un mondo più giusto e meno violento?