Tra il 1937 e il 1938 lo scrittore Giorgio Scerbanenco profetizzò la sua morte su un pezzo di carta, facendola avvenire il 6 dicembre 1969. Morirà invece il 27 ottobre 1969. Si era sbagliato solo di un mese. Comincia a Milano in un grande armadio a muro, nell’appartamento in via Plinio 6, il pellegrinaggio di Alberto Scerbanenko nei faldoni della corrispondenza, nelle pile di dattiloscritti e nei mucchi di copie di romanzi pubblicati e qualche volta inediti del padre. Una ricerca labirintica delle ragioni delle parole con cui Giorgio Scerbanenco predisse la propria scomparsa.
Quello di Alberto Scerbanenko è un viaggio struggente e avventuroso attraverso la memoria, la storia e le trame uniche inventate da un padre di cui scopriamo non una, ma cinque vite. Vite ambientate a Kiev, a Roma, a Milano e poi in esilio in Svizzera dal 1943 sino alla fine della guerra. Giorgio Scerbanenco ha fatto molti mestieri, è entrato nel mondo dell’editoria, ha collaborato con importanti quotidiani e ha diretto i periodici femminili Bella e Novella. I suoi romanzi l’hanno rivelato come l’inventore del noir italiano con storie dure e travolgenti che hanno ispirato il miglior cinema, da «Milano calibro 9» a «I ragazzi del massacro» e «I milanesi ammazzano al sabato».