Anno 1913, porto di Napoli. Attraccata all’imbarcadero, come se a trattenerla non fossero cavi o ancore, ma profonde radici abbarbicate al fondale, il veliero Caracciolo, con i suoi tre alberi a vele quadre, simili a vestigia di un bosco sacro, incute timore e rispetto. Non tutte le navi possono vantare, come quel veliero, memorabili imprese e avventurose circumnavigazioni del globo. Il tempo delle battaglie cruente è, però, finito. La nave Caracciolo è in disarmo, destinata a un’ultima, nobile battaglia: diventare una nave asilo per quei bambini, orfani o abbandonati dagli adulti, che vivono di furti ed elemosine per le strade di Napoli.
Tredici di loro sono già a bordo, li chiamano i caracciolini e godono di un benessere superiore a ogni loro più rosea aspettativa, con un letto e il cibo garantiti ogni santo giorno. Sono affiorati da sottocoperta per venire a studiare l’intrusa, la donna nominata direttrice della nave asilo dal rappresentante del Ministero. Si chiama Giulia Civita Franceschi ed è pronta a raccogliere la sfida rappresentata da quel veliero, e a capovolgere una volta per tutte il destino di quel popolo infantile piegato dalla miseria e dall’abbandono. Terzo romanzo di Antonella Ossorio, I bambini del maestrale racconta in forma narrativa la storia di uno straordinario esperimento educativo durato quindici entusiasmanti anni, bruscamente interrotto dal regime fascista nel 1928.